648 milioni di euro per i Comuni italiani destinati ai servizi di raccolta differenziata: più di 58 milioni di abitanti serviti

Nel 2019 in Italia è stato registrato il riciclo del 70% dei rifiuti da imballaggio, il totale ammonta a 9 milione e 560mila tonnellate, sui 13 milioni e 655mila immessi al consumo, un incremento del 3,12% rispetto all’anno 2018, che aveva visto 9 milioni e 270mila tonnellate di rifiuti riciclati. Il recupero complessivo sfiora l’81%

 

La crescita viene trainata da un aumento del 6,2% nel riciclo dei rifiuti provenienti dalla raccolta urbana. Sommando le cifre del recupero energetico i numeri crescono nuovamente, arrivando a 11 milioni di tonnellate di rifiuti di imballaggio recuperati, quasi l’81% dell’immesso al consumo. Più di 4 imballaggi su 5 evitano di finire in discarica quindi.

Nel dettaglio, lo scorso anno l’Italia ha riciclato 399mila tonnellate di acciaio, 51mila di alluminio, 3 milioni e 989mila di carta, 1 milione e 997mila di legno, 1 milione e 54mila di plastica e 2 milioni e 69mila di vetro.

Anche nel 2019, quindi, le performance italiane nel campo dell’economia circolare sono migliorate. Un trend positivo che non si arresta, al cui consolidamento contribuisce il lavoro portato avanti con i Comuni italiani grazie all’Accordo Quadro ANCI-CONAI: in Italia sono oltre 58 milioni gli abitanti serviti grazie all’Accordo con ANCI per il ritiro dei rifiuti di imballaggio in modo differenziato. A stipulare convenzioni con il sistema consortile, lo scorso anno, è stato più del 92% dei Comuni italiani. 648 milioni di euro per i comuni italiani, 421 milioni per attività di riciclo e recupero per coprire gli oneri della raccolta differenziata, è la cifra stanziata da CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi): «Stiamo parlando di una percentuale significativa della spesa sostenuta per la raccolta differenziata degli imballaggi che, rispetto al totale dei rifiuti urbani, rappresentano una percentuale che oscilla fra il 25% e il 28%» spiega il presidente del CONAI Quagliuolo. «Si tratta di risorse provenienti dalle 800.000 aziende che, aderendo al Consorzio, si fanno carico della responsabilità di una corretta gestione degli imballaggi che immettono sul mercato, quando questi diventano rifiuti».

Del resto, lo scorso anno i quantitativi di rifiuti di imballaggio conferiti al sistema dai Comuni italiani sono cresciuti del 14,3%.

«Un incremento notevole» commenta Quagliuolo. «Una delle sue cause è sicuramente il crollo dei listini del macero a fine 2019: avviare la carta a riciclo non era più profittevole. Per questo abbiamo aperto finestre che hanno consentito a molti Comuni l’ingresso in convenzione con Comieco, il nostro consorzio che si occupa degli imballaggi in carta e cartone. CONAI si è quindi fatto carico dei maggiori oneri per l’avvio a riciclo di questo materiale in un momento in cui il suo valore di mercato era negativo, dimostrando ancora una volta il suo ruolo di sussidiarietà al mercato nel considerare l’interesse ambientale superiore a quello economico».

A influenzare il +14,3% nei conferimenti al sistema CONAI ha contribuito anche lo sprint delle macro-aree geografiche del Centro e del Sud, che hanno segnato rispettivamente un +16,4% e un +16% di raccolta in convenzione.

Crescono in particolare la raccolta della plastica, che al Centro passa da 237mila a 268mila tonnellate e a Sud da 362mila a 442mila, e quella del vetro, che balza da 314mila a 364mila tonnellate nel Centro e da 472mila a 541mila tonnellate nelle Regioni del Sud.

«È naturale. Molte Regioni del Nord rappresentano già esempi virtuosi. Il Mezzogiorno, invece, ha più strada da fare, e quindi margini di miglioramento più ampi» commenta il presidente Quagliuolo. «Da parte di CONAI resta forte l’attenzione alle aree ancora in ritardo nel Sud del Paese, che richiedono impegno e risorse, soprattutto per affrontare il problema della drammatica carenza di impianti. All’Italia, però, serve anche uno sguardo di lungo periodo nell’affrontare le questioni legate al riciclo. Il costante miglioramento delle performance del Paese fa crescere l’offerta di materie prime seconde, ma a valle la domanda di materia riciclata è scarsa e debole, e va incentivata: sono urgenti norme sull’End of Waste che siano chiare e semplici, una concreta attuazione del Green Public Procurement e un’incentivazione fiscale per chi usa materie prime seconde».