Consip al servizio delle PA per infrastrutture IP sempre più evolute

La rete di illuminazione pubblica è sempre più sinonimo di efficienza per le PA ma pure di servizi orientati alla Smart City. Intervista a Cristina Gironi, Category Manager Consip

Di Martina Ginasi

 

Il progetto che condividete con Enea ha come obiettivo principale quello di fornire strumenti avanzati alla Pubblica Amministrazione per migliorare la propria capacità di governance dei processi. Strumenti che passano essenzialmente dall’elaborazione di dati. Come si sta evolvendo il rapporto?

A partire dal Progetto Lumiére e ancor più oggi con l’utilizzo del PELL (nello specifico ambito, PELL IP), lo scambio di dati tra Consip ed Enea è molto fluido ed estremamente proficuo.

Negli anni sono stati compiuti notevoli progressi; come sappiamo il primo progetto citato si focalizzava sulla gestione dell’illuminazione pubblica mentre, con il PELL IP, si è puntato a un’evoluzione verso il concetto più ampio di Smart City. Il PELL in generale dal nostro punto di vista porta con sé un’idea estremamente interessante, che unisce lo sviluppo di piattaforme tecnologiche alla necessità di raccogliere dati in grado di rappresentare e descrivere i fenomeni legati a contesti urbani di ogni dimensione. Il semplice passaggio di veicoli piuttosto che il monitoraggio dell’illuminazione di una strada si possono catalogare come avvenimenti in grado di trasformarsi in dati numerici. Dati che descrivono flussi, comportamenti, consumi, abitudini, criticità, bisogni, dandoci non solo fotografie e stato dell’arte, ma importanti strumenti di analisi attraverso i quali ricercare margini di miglioramento per la gestione degli impianti.

Per quanto riguarda l’illuminazione pubblica, l’obiettivo principale degli interventi sugli asset è il risparmio energetico che avviene principalmente con la sostituzione delle lampade a favore di tecnologie a consumo ridotto come i led. Una volta fatto questo passaggio, ormai consolidato e maturo, altri interventi potrebbero arrecare un ulteriore vantaggio, seppur inferiore in termini di efficienza energetica.

 

A meno che non si vada a operare su altre leve.

Esattamente. Una gestione efficiente dell’intero impianto è sicuramente molto importante; per esempio, quando si parla di illuminazione pubblica si è portati a pensare che laddove non vi sia circolazione di persone le luci possano rimanere spente con un evidente vantaggio in termini economici, ma non è così: i regolamenti vigenti richiedono un livello di illuminamento minimo atto a garantire un adeguato grado di sicurezza, per cui è possibile recuperare efficienza valorizzando gli asset, ad esempio attraverso la raccolta dei dati relativi alla mobilità per conoscere i flussi e la circolazione. Questo consentirà di calcolare il risparmio ottenuto adattando l’illuminazione al movimento di mezzi e persone in una determinata zona e solo a quel punto sarà possibile attivare un progetto in grado di ottimizzare i processi.

 

Un approccio certamente più evoluto favorito dallo sviluppo di nuove tecnologie unitamente a competenze sempre più trasversali.

Possiamo dire che lo sviluppo tecnologico ha comportato una crescita di tutti gli stakeholder, ma è necessario procedere per gradi; oggi siamo concentrati sul primo step, costituito dall’efficienza energetica ottenuta dalla sostituzione con lampade a led. Ma questa non è altro che la base di un’attività futura che si evolverà quando avremo completato l’attivazione dell’iniziativa “Servizio Luce” in un ampio numero di comuni.

La valorizzazione delle infrastrutture e l’innovazione tecnologica passano soprattutto dalla sostenibilità degli investimenti, che il fornitore dovrà realizzare per conto delle Pubbliche Amministrazioni. Dal nostro punto di vista, con il PELL IP di Enea stiamo collaborando su Servizio Luce 4 in ambito illuminazione pubblica integrando questo modello all’interno dei contratti derivanti dalla nostra iniziativa, mentre in futuro valuteremo se e come integrare nelle future iniziative un nuovo modello di ENEA, che si basa non solo sulla raccolta dei dati ma soprattutto sull’analisi di chi li utilizza, come l’Urban Check-up Model.

 

Attraverso l’Urban Check-up Model Enea sta selezionando contesti urbani dove poter rilevare dati ed effettuare dei test; potrebbe essere un campo di prova utile anche per Consip?

Certamente i dati e gli strumenti che Enea sta sviluppando saranno sempre più utili, ma è necessario considerare il progetto anche dal lato del fornitore, per il quale risulterà un impegno non indifferente; per questo andrà sempre svolta un’adeguata attività di sensibilizzazione, per esser certi che tutto sia recepito nel migliore dei modi. Il fornitore, in quanto soggetto aggiudicatario della gara, interviene direttamente ed attivamente sul territorio. Se consideriamo il PELL, ad esempio, è Consip che recepisce ciò che Enea richiede e che fa da tramite verso il fornitore; è un passaggio molto delicato che non consente errori.

Ad oggi l’utilizzo dei dati raccolti è prettamente a scopo conoscitivo e non certificativo, quindi Enea mantiene sempre un ruolo super partes.

 

Il ruolo di Consip per l’evoluzione dell’intero sistema di IP italiano rimane centrale. Dovrebbe traslarsi in modo evoluto su altri ambiti. 

Il fornitore, Esco o utility che sia, propone un impegno di risparmio assolutamente vincolante; noi abbiamo il compito di rendere possibile che questo effettivamente si verifichi. I dati che Enea tratta analizzano i progressi del fornitore ma non hanno scopo certificativo, al contrario di quelli che vengono prodotti attraverso l’utilizzo dei contatori con cui avviene il monitoraggio del livello di risparmio. Enea ha per ora il solo scopo analitico e l’idea, come accennavo prima, sarebbe quella di mantenere tale la presenza di questo doppio binario. Consip fornisce alla PA gli strumenti essenziali per la gestione e la manutenzione dell’impianto in maniera integrata al risparmio energetico, al fine di rendere quanto più possibile efficiente l’impianto di illuminazione pubblica. Il contesto tecnologico in cui ci troviamo però ci obbliga a prendere in considerazione strumenti, come l’implementazione della sensoristica, che nel medio periodo porteranno a una valutazione gestionale più evoluta degli asset. L’offerta tecnologica è sempre più ricca e l’illuminazione pubblica è strettamente correlata a contesti urbani caratterizzati da una digitalizzazione sempre più spinta. I corridoi della mobilità, dorsali privilegiati dell’asset IP, oggi significano auto elettriche, parcheggi, flussi di traffico, aree ztl; questo non potrà che incidere sull’attività futura anche se Consip dovrà comunque continuare a fornire servizi essenziali di qualità.

 

Il tema del “salto tecnologico” da parte della PA è di grande attualità. Cosa ne pensa, dal vostro osservatorio privilegiato?

Al momento l’approccio all’interno delle pubbliche amministrazioni locali è piuttosto soggettivo; si passa da PA con competenze tecniche molto accentuate ad altre molto meno attrezzate; crediamo che la PA si senta tutelata dalla nostra presenza e il fatto che la partnership con Consip costituisca un elemento di valore porta direttamente o indirettamente ad una crescita di contenuti da parte di ciascun ente locale; un’opportunità reale che va sfruttata da tutta la filiera, compresi i singoli tecnici.

Abbiamo registrato una maggior attenzione a mantenere o ad avvicinarsi ad uno standard qualitativo di buon livello, anche in riferimento alle peculiarità dei singoli territori su cui si va ad agire. In Consip questa sensibilità esiste e desideriamo comprendere quale sia la miglior offerta del fornitore anche rispetto a questo importante aspetto. Non tutte le aree risultano proficue per interventi efficaci, serve anche ragionare su massa critica e reti di comuni che promuovono il flusso di competenze.

L’illuminazione pubblica porta con sé la possibilità di customizzare gli impianti, ma non in modo profondo e specifico quanto invece i possibili interventi sugli edifici, per esempio.

 

Durante il periodo di gestione è possibile intervenire per migliorare le performance complessive dell’asset?

La struttura dell’iniziativa “Servizio Luce” è composta da vari servizi che l’Amministrazione Contraente può scegliere, dai servizi di base a quelli relativi alla Smart City. L’Ordinativo di Fornitura viene composto dalla Pubblica Amministrazione dopo un’attenta valutazione dei propri bisogni, tenendo conto solo dell’obbligatorietà di un ordinativo minimo. All’interno dell’iniziativa sono presenti dei Pacchetti/Servizi, tra cui troviamo la gestione dell’impianto in termini di efficientamento energetico e proprio su questo punto possono incidere le diverse proposte, con la possibilità da parte della PA di valutare l’incremento anche opzionando una quota di extra-canone che può arrivare fino al 10% del valore complessivo dell’ordine. Inoltre, all’interno della convenzione, rimane aperta la possibilità per la Pubblica Amministrazione di compiere interventi in autonomia, questo perché potrebbero essere già in corso operazioni di efficientamento energetico precedentemente avviate.

 

Il progetto di Enea con il PELL si sta aprendo anche all’ambito edifici.

Esatto. Noi finora abbiamo identificato l’illuminazione pubblica come un parco impiantistico separato dagli edifici, in quanto sono settori di mercato caratterizzati addirittura da certificazioni SOA (Società Organismo di Attestazione) diverse; ma, come detto sopra, il rapporto si evolverà senz’altro a partire dalle iniziative che coinvolgeranno il trattamento dati. È nostro interesse far crescere le aree che ne hanno più bisogno rendendo l’offerta del fornitore più adattabile possibile alle singole Pubbliche Amministrazioni. Molto in futuro si giocherà sulle competenze, quelle che potremo sviluppare direttamente e quelle che contribuiremo a far sviluppare all’interno delle PA stesse.