Ancora una volta è la Germania a puntare sulla sostenibilità: è da poco infatti entrato in funzione un nuovo treno alimentato esclusivamente ad idrogeno; il primo treno a zero emissioni al mondo. Questo nuovo mezzo può raggiungere i 140 km orari, ha un’autonomia di 800 km con un solo pieno ed è in grado di trasportare fino a 300 passeggeri.
Coradia iLint, questo il nome del treno innovativo entrato in funzione solo qualche mese fa. L’azienda produttrice è Alstom che viaggia sulla linea Buxtehude-Bremervörde-Bremerhaven-Cuxhaven, in Bassa Sassonia. Si tratta di una vera rivoluzione dei trasporti pubblici, in Germania infatti il 50% della rete ferroviaria non è ancora elettrificata (un problema comune ad altri Paesi europei) e con questi nuovi treni a idrogeno sarà possibile diminuire sensibilmente l’impatto ambientale, oltre che i costi. Sembra inoltre che i serbatoi con idrogeno siano più sicuri di quelli di benzina, quindi i treni iLint porteranno anche una maggiore sicurezza.
iLint è alimentato da batterie agli ioni di litio che ricevono energia dalla combinazione di idrogeno e ossigeno. Oltre a non produrre alcuna emissione di CO2 il treno, che infatti emette solo vapore, è molto più silenzioso di quelli a cui siamo abituati, l’unico rumore è quello delle ruote e della resistenza dell’aria. Una soluzione estremamente valida anche per un paese come l’Italia, dove oltre il 30% della rete ferroviaria non è elettrificata.
Su questa scia altri progetti sono stati avviati, a Falkenhagen per esempio, nella pianura del Brandebughese, E.on ha avviato uno dei primi progetti commerciali dove viene sfruttata l’energia eolica in eccesso per estrarre idrogeno dall’acqua ed immetterlo nella rete come arricchimento del metano.
Nelle isole Orcadi invece, a Nord della Scozia, si punta a sfruttare l’idrogeno derivato da elettrolisi per alimentare i traghetti. L’Europa, negli ultimi anni, sta promuovendo lo sviluppo di tecnologie per la produzione di idrogeno verde, generato da fonti rinnovabili, finanziando una serie di progetti coordinati dal Fuel Cells and Hydrogen Joint Undertaking, un partenariato pubblico-privato che sostiene attività legate a Horizon 2020.
L’elettrolisi è infatti un altro sistema valido di produzione, separa le molecole dell’acqua in ossigeno e idrogeno: un processo che si può definire pulito, emette infatti ossigeno ma energivoro, conviene utilizzarlo infatti solo nel caso in cui ci sia molta energia a disposizione e poco fabbisogno.
L’attenzione sull’idrogeno è stata ultimamente attirata durante il G20 dell’Energia tenutosi a Karuizawa in Giappone. L’Associazione internazionale dell’energia ha infatti presentato uno studio approfondito su “il futuro dell’idrogeno” e sul contributo che può dare al processo di decarbonizzazione mondiale.
Da lungo tempo ormai l’Italia sta investendo nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie per la produzione e l’uso di questa molecola nei trasporti e nell’industria.
Nel 2018 il consumo mondiale è aumentato quasi del doppio rispetto al 2010. La domanda di combustibile è cresciuta, trainata dal gas naturale. Questo ha portato anche ad un aumento delle emissioni di anidride carbonica, che nel 2018 hanno raggiunto una crescita dell’1,7%.
In questo scenario l’idrogeno può rappresentare un importante contributo per contrastare diverse sfide energetiche, incluso l’aiutare a stoccare l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili che sono variabili, come il solare o l’eolico. L’idrogeno offre diversi modi per decarbonizzare settori come i trasporti a lungo raggio, la chimica, il ferro e l’acciaio, di cui è difficile ridurre le emissioni. Inoltre può aiutare a migliorare la qualità dell’aria e rafforzare la sicurezza energetica.
Eni, nei primi giorni di Giugno, ha intrapreso una collaborazione con Toyota per accelerare la diffusione delle stazioni di rifornimento delle vetture a idrogeno. La prima stazione verrà aperta a San Donato e sarà pronta nella prima metà del 2020. La mobilità basata sull’idrogeno è sicuramente meno evoluta di quella elettrica ma ha comunque buone chance di competere perché risolve il problema della batteria e della ricarica.
L’idrogeno ha un contenuto energetico più alto, 4 chili permettono infatti di percorrere, ovviamente sottostando allo stile di guida, fino a 400 chilometri, attendiamo quindi di vedere le prime sperimentazioni anche in Italia.