Un’iniziativa rivolta agli studenti delle scuole superiori per sperimentare percorsi didattici innovativi capaci di formare i lavoratori del futuro, in particolare nell’ambito dell’impresa digitale. Il Premio Impresa 4.0 fa parte di Impresa in Azione, un progetto più ampio di educazione all’imprenditorialità che nell’anno scolastico 2018/2019 ha coinvolto 14.000 studenti.
Ci raccontano di questa interessante iniziativa Eliana Baruffi, responsabile comunicazione di ABB Italia part president di JA Italia, Francesca Federigi, responsabilità sociale a livello italiano per ABB, nel programma di JA la persona che coordina la parte del volontariato
A cura della Redazione
Come nasce l’idea del Premio Impresa 4.0?
È doveroso precisare che l’idea del premio è frutto di una partnership molto lunga con JA, che si è evoluta nel tempo e poi ha permesso di arrivare al premio. ABB lavora con JA da molti anni, è socio fondatore di JA. La nostra è una partnership molto ampia. Negli anni abbiamo sempre aderito ai programmi di JA con la finalità di creare un ponte tra imprese e scuola, inizialmente si trattava di numerosi programmi relativi a economia, etica applicata all’impresa e poi impresa in azione che hanno l’obiettivo di trasferire competenze agli studenti. Questi programmi sono stati sempre seguiti da un dream coach, un volontario d’azienda. Il target erano le scuole medie o superiori in base al tipo di programma. Negli ultimi anni, invece, ci siamo concentrati di più su impresa in azione perché si conciliava meglio con le nostre esigenze e la nostra strategia, ma anche con il cambiamento di mercato, della scuola e del junior achievement. Ci siamo trovati allineati su uno stesso programma. Impresa in azione ha lo scopo di educare i giovani a sviluppare competenze imprenditoriali ed è rivolto agli studenti delle scuole superiori, generalmente a partire dal terzo anno. All’interno di questo percorso, che aveva già una sua logica, abbiamo deciso di inserire dei premi speciali promossi da ABB. Prima ci siamo concentrati sul premio eco plein air, ne abbiamo realizzate 3 edizioni con l’obiettivo di creare un premio all’interno del percorso Impresa in azione che premiasse la sostenibilità aziendale. Il nostro scopo era quello di avvicinare i giovani alla sostenibilità attraverso dei materiali di approfondimento e interviste ai manager. Dopo qualche anno il percorso di eco plein air è stato consolidato, il materiale è stato investito nelle competenze di base che i ragazzi devono avere all’interno del percorso Impresa in azione. A quel punto abbiamo fatto uno step in avanti, concentrandoci sulla digitalizzazione e creando il premio Impresa 4.0, proprio perché la richiesta del mercato andava verso questo cambiamento.
Al premio partecipano singoli studenti o l’intero istituto?
Il programma Impresa in azione è dedicato alle scuole, ma vi aderiscono le classi e, inoltre, può trasformarsi in un progetto di interclasse. L’impresa che partecipa è rappresentata dall’istituto, ma questo può avere più classi con più imprese coinvolte. Ad esempio, l’Istituto Castellanza è un istituto che partecipa sempre attivamente, ha circa 5 progetti candidati in Impresa in azione perché esso ha integrato temi inerenti il progetto nei suoi programmi didattici. Inoltre il premio consegnato lo scorso anno è derivato da un percorso disciplinare di più indirizzi, chimico e informatico, dello stesso istituto. Quindi rende possibile anche una collaborazione tra vari indirizzi, che poi è quello che accade anche nelle imprese.
Che investimento avete previsto per il progetto vincitore?
Noi non siamo un acceleratore di startup. Il nostro obiettivo non è tanto il sostegno del progetto vincitore, quanto il sostegno di un nuovo modo di fare scuola; quello di portare l’educazione imprenditoriale e l’esperienza diretta agli studenti all’interno della loro esperienza scolastica. Parliamo di studenti di terza, quarta, quinta superiore. A noi preme offrire ai ragazzi l’esperienza dell’imparare facendo e di poter beneficiare di quello che sono le competenze che loro riescono ad apprendere con il contatto dei volontari di impresa. A noi però non basta; le motivazioni per cui abbiamo deciso di sostenere la proposta di JA sono legate al fatto che, in tal modo, noi lavoriamo attraverso loro anche sul corpo degli insegnanti. Bisogna agire anche sui professori: se cambia il modo di studiare con l’applicazione del mondo digitale, loro devono essere i primi a essere preparati per cambiare il modo di vivere la scuola. JA lo scorso anno ha fatto formazione a 500 insegnanti, un dato costantemente in crescita anno dopo anno. A nostro parere, alla lunga, questo aspetto creerà un impatto notevole.
Tra gli istituti coinvolti nel Premio Impresa 4.0 avete riscontrato degli indirizzi che partecipano più attivamente?
Mentre nel passato, prima dell’entrata in vigore della legge sull’alternanza scuola-lavoro, questo era un contesto in cui operavano specialmente gli istituti tecnici, con l’ingresso di questa attività hanno iniziato a partecipare anche licei scientifici e classici, o comunque scuole che fino ad allora non si allacciavano a questo tipo di esperienza. Questo ha arricchito il progetto, ha spostato – anche grazie al digitale – il focus delle idee promosse dai ragazzi dai prodotti fisici ad altre tipologie di servizi o prodotti digitali.
Esiste una giuria di esperti che valuta i progetti presentati? In base a quali fattori viene decretato un vincitore?
Noi proponiamo un bando in cui stabiliamo i criteri che verranno adottati dalla giuria. Questi ultimi poggiano sul presupposto che la soluzione proposta sia basata sulle tecnologie digitali, che sia innovativa, che abbia una sua sostenibilità economica e che quindi, all’interno di un piano di business messo a punto dal team, ci sia una visione sugli sviluppi futuri e sui ritorni degli investimenti che sono necessari a far crescere il progetto e il fatto che ci siano già dei prototipi che possano dare concretezza all’idea. La giuria, in questo caso, era composta da varie figure: in primis dal nostro esperto del digitale, poi da un marketing specialist, per avere una visione su quelle che sono le dinamiche del mercato, da Francesca Federigi per la parte della sostenibilità e da uno staff specializzato nella comunicazione, che ha valutato anche la capacità di diffondere i contenuti del progetto.
Da dove nasce l’esigenza, per voi di ABB, di avvicinarvi di più ai giovani, ma soprattutto di avvicinare gli studenti all’impresa 4.0?
Per noi è stata una scelta strategica che percorriamo già da qualche anno. Lo facciamo perché, essendo parecchio cambiato il mondo del lavoro, ci rendiamo conto che non vi è, al momento, una sinergia tra il mondo dell’industria e quello della formazione, mancanza che andrà a creare inevitabilmente un sempre più ampio gap tra quello che è il profilo delle persone che arrivano dalla scuola e quello desiderato dalle imprese. Questo è sicuramente uno degli aspetti a cui più diamo importanza. Lavoriamo collaborando con gli istituti tecnici superiori e creiamo dei post diploma, alternativi all’università, dove mettiamo a disposizione i nostri dipendenti che diventano docenti. È un tassello in una strategia più ampia. Il digitale determina il futuro delle professionalità dei nostri giovani, questo è fuori discussione.
Guardando più da vicino il progetto vincitore, BeeSafe, verrà concretizzato? Farete degli investimenti?
No, per i ragazzi è un allenamento in vista della creazione di una futura impresa. È prettamente un programma scolastico. Se poi gli studenti al termine della scuola vogliono continuare il loro progetto sta a loro. Ci sono casi in cui qualche impresa è riuscita ad andare avanti con successo anche dopo il programma Impresa in azione. Il progetto che ha vinto era molto legato al territorio, gli studenti avevano lavorato con l’associazione Apicoltori Varese. Questo è stato un elemento determinante per il criterio di valutazione.
Questa è la seconda edizione, prevedete di continuare a proporre questo bando nei prossimi anni?
La partnership con Junior Achievement è molto forte quindi crediamo molto in questo approccio e in questa modalità di lavoro, che ci permette di lavorare sul tema education, di creare legami tra la matematica e il business. Questo ci permette di lavorare sulla parte interna, coinvolgere le persone con il volontariato d’impresa; sposa molti dei nostri valori, quindi sicuramente sì.
Abbiamo parlato di scuola digitale. Quanto è importante cercare di trasformare la scuola e il metodo di studio nonché formare gli insegnanti affinché possano avvalersi nelle lezioni delle enormi possibilità offerte dai nuovi strumenti tecnologici?
Trasformare la scuola è un nostro obiettivo, attraverso passaggi incrementali che possano, su tutti i fronti, portare un cambiamento. La trasformazione deve avvenire all’interno del corpo docenti; quelle classi che sono fortunate e che incrociano nel loro percorso insegnanti illuminati vedono accelerare l’intraprendenza e l’imprenditorialità dei ragazzi che si sentono più fiduciosi. Abbiamo fatto anche delle ricerche per andare a misurare quanta fiducia nel loro futuro abbiano i ragazzi mettendo a confronto chi aveva partecipato a Impresa in azione e chi non lo aveva fatto. Il risultato evidenzia una differenza sostanziale. I ragazzi si rendono conto di poter essere protagonisti. Il digitale è un mezzo, ma riuscire a dare ai giovani la consapevolezza che il futuro è nelle loro mani e che insegnanti, famiglie e contesto industriale sono pronti a supportarli per poter fare questo cambiamento, credo sia la cosa più importante che possiamo regalare loro, ovviamente con tutti i vincoli esistenti. Si tratta “solo” di semi di speranza per un cambiamento; semi che, tuttavia, fanno la differenza.