In Italia, se ci fossero, si chiamerebbero superstrade ciclabili. Dove ci sono, si chiamano cycle-superhighway (Gran Bretagna), radschnellweg (Germania), velobahn (Svizzera), fietssnelwegen (Paesi Bassi) e cykelsuperstier (Danimarca). Lingue differenti per indicare un tipo speciale di pista per le biciclette, che consente ai ciclisti di procedere velocemente con spostamenti di media e lunga percorrenza, di venti-venticinque chilometri, per recarsi a scuola o al lavoro senza utilizzare l’auto privata.
Sono infrastrutture di tipo nuovo, che vanno pensate e progettate differentemente da quelle tradizionali, perché nel farlo occorre considerare i tempi di percorrenza e la fatica di chi pedala. Le autostrade delle due ruote devono infatti avere la precedenza sulla viabilità secondaria stradale, non avere intersezioni con la viabilità ordinaria, disporre di sovra e sottopassi, garantire una velocità di crociera tra 30 e 35 km all’ora, superiore a quella praticata sulle piste ciclabili urbane (15-20 km), avere una larghezza variabile da quattro a sei metri e un uso dedicato, non promiscuo.
Nella progettazione di queste superciclabili, occorre considerare anche altri aspetti tecnici, come le intersezioni con le altre piste ciclabili, avere una pavimentazione adatta a una velocità sostenuta e alle differenti condizioni meteorologiche, disporre di illuminazione anche in ore serali e notturne, garantire l’uso anche in presenza di neve o ghiaccio, come avviene per una normale strada extra-urbana.
Per contro, la componente turistico-paesaggistica di questa ciclabile diventa giocoforza secondaria. Il loro costo di realizzazione, infine, varia in relazione alla presenza sul tracciato di ponti o gallerie: in Olanda, si stimano costi compresi tra le 500 mila e i due milioni di euro al chilometro, inclusa l’illuminazione.
Le prime superstrade ciclabili sono state realizzate nei Paesi Bassi, in Danimarca e in Belgio. Con il crescere della congestione urbana, della sensibilità ambientale e della riscoperta della bicicletta in città, la loro presenza si è estesa un po’ in tutta Europa. Oggi, anche città come Londra, Basilea e Copenhagen hanno iniziato a realizzare le supervie ciclabili. Stessa cosa avviene Oltreoceano, a New York e a Washington. In Olanda, oltre le otto esistenti, stanno per essere realizzate nuove Fietssnelwegen, in Germania stanno nascendo le prime Radschnellweg.
Germania: inaugurata la prima autostrada
La notizia risale a circa tre anni fa e riguarda l’inaugurazione in Germania, nella valle della Ruhr, della prima autostrada creata esclusivamente per le biciclette. Non una semplice pista ciclabile, ma una vera e propria infrastruttura dedicata alle due ruote, fuori dall’ambito urbano e capace di collegare, nei suoi 101 km e 700 metri di percorso, diverse città: Duisburg, Mülhelm, Essen, Gelsenkirchen, Dortmund, Unna, Kamen, Berkamen e Hamm.
È la Radschnellweg Ruhr, in sigla RS1: l’autostrada ciclabile della valle della Ruhr. A oggi i ciclisti tedeschi si devono accontentare di utilizzare i primi 20 km di percorso, quello che va da Essen a Duisburg (realizzato su una linea ferroviaria abbandonata), ma già è fissata la data di conclusione dei lavori dei restanti ottanta: il 2020. Quindi, non una semplice pista ciclabile per gli spostamenti di breve percorrenza, ma una strada dedicata, larga quattro metri e a doppio senso di circolazione, per gli spostamenti di media e lunga gittata, che, oltre ai benefici ambientali (più di 16 mila tonnellate di CO2 all’anno non immesse in atmosfera), consentirà di collegare dieci centri urbani e quattro università. Un’autostrada progettata apposta per consentire velocità anche elevate, grazie alla riduzione di incroci, semafori, curve e ostacoli vari. In questo modo, le previsioni dei progettisti stimano un dimezzamento secco dei tempi di percorrenza. Alti i costi: 184 milioni di euro.