di Mauro Bozzola
In occasione dell’ultima edizione di Ecomondo-Key Energy a Rimini abbiamo incontrato Marco Dellomonaco, proposal enginering di City Green Light, tra i principali operatori nel settore della pubblica amministrazione. Con lui abbiamo dialogato di nuovi servizi in ottica smart city e di nuove competenze per i tecnici e gli utilizzatori degli stessi.
In merito alle nuove competenze richieste ai tecnici comunali per poter utilizzare quegli strumenti smart che vengono messi oggi a disposizione delle PA nella gestione di impianti di illuminazione pubblica il concetto di base, ci ha spiegato Dellomonaco, è in buona sostanza rappresentato dal fatto che in precedenza tali operatori erano chiamati a gestire dei semplici contratti di manutenzione dell’impianto di illuminazione pubblica, motivo per cui le competenze richieste risultavano essere tutto sommato circoscritte. Successivamente, a seguito della liberalizzazione dei mercati e della pubblicazione del primo Servizio Luce da parte di Consip, gradualmente sono state richieste agli operatori una serie di competenze aggiuntive per l’implementazione dei nuovi servizi offerti alle Pubbliche Amministrazioni che sono via via sempre più impegnativi, partendo dal Servizio Luce 1 fino ad arrivare al Servizio Luce 4. Quest’ultimo ha richiesto un censimento nonché lo sviluppo di una piattaforma e di una serie di infrastrutture di campo che andassero a raccogliere i dati di consumo da trasmettere poi, ad esempio, anche al PELL. “È dunque normale che tale sviluppo tecnologico offerto nei vari contratti dovesse andare di pari passo con richieste di competenze sempre maggiori in capo ai tecnici comunali. Ciò che ripeto spesso è che non basta mettere a disposizione una Ferrari ma bisogna anche insegnare ai piloti a guidarla.”
Quello di smart city, ha sottolineato il manager, “è a nostro modo di intendere un concetto molto ampio: il tecnico comunale è una figura al servizio della collettività e i cittadini sono gli utilizzatori finali. Un’importante implicazione legata allo sviluppo futuro delle smart city riguarda proprio l’impatto sociale sulla vita dei cittadini: la creazione e la gestione di una serie di servizi che non sono fini a sé stessi ma hanno un riflesso sulla collettività; dunque non solo in capo ai tecnici comunali – che dal canto loro già sono chiamati a utilizzare strumenti sempre più impegnativi anche nella gestione di servizi di illuminazione pubblica – ma anche per gli utilizzatori finali quali ad esempio le forze dell’ordine ma anche gli stessi cittadini.” Un impatto sociale, dunque, che va a incidere sulla vita del cittadino e quindi per fornire servizi che non siano meramente ristretti al comune e ai tecnici comunali c’è bisogno di una formazione non soltanto di questi ultimi ma anche una sorta di acculturamento nei confronti di tutti gli altri utilizzatori. C’è in definitiva bisogno non solo di formazione per i tecnici, ma anche di introdurre una sorta di processo culturale rivolto a tutti gli altri utenti utilizzatori dei vari servizi di smart city.
Ma qual è l’approccio di City Green Light? City Green Light uno degli operatori che gestisce un numero importante di punti luce in Italia e che, come ha precisato Dellomonaco, ha sempre creduto, fin dalla loro concezione, nello sviluppo di tecnologie dedicate alle smart city. “Abbiamo infatti partecipato come operatore privato, insieme ad Enea, alla stesura del PELL e ad alcuni progetti pilota. Da qui è nato quindi un sistema di monitoraggio e di controllo dei consumi che è stato poi utilizzato anche in altre commesse e che viene tuttora usato dai tecnici comunali per monitorare l’effettivo risparmio energetico conseguito grazie agli interventi degli operatori di City Green Light.”
Un aspetto molto interessante è quello legato allo sviluppo di altri servizi in ottica smart city, possibile anche grazie ad alcuni investimenti nella formazione di tecnici e utilizzatori. Ad esempio “i vigili urbani di un Comune molto grande quale Parma, stanno utilizzando un nostro servizio smart city legato al controllo del traffico grazie a telecamere intelligenti che sono in grado di riconoscere, ad esempio, situazioni caratterizzate da affollamenti pericolosi o non giustificati in un determinato momento e in una certa zona o che segnalano l’abbandono di oggetti o la presenza di incidenti e di altre situazioni delicate, dando così l’opportunità agli operatori di individuare un particolare momento e, grazie allo streaming video, scaricare le parti di filmato che interessano per poter procedere ad un’analisi più approfondita della situazione.” In questo modo, grazie anche ad alcuni algoritmi, è possibile riconoscere in tempo reale situazioni che possono rappresentare un pericolo per gli utenti e mettere in pratica le dovute misure di prevenzione. Il tentativo, dunque, è quello di andare a formare gli utenti dei servizi di smart city e di coloro che usufruiscono del sistema di gestione degli impianti per acquisire strumenti che permettano davvero di sfruttare a 360 gradi ciò che viene loro offerto.
Venendo agli sviluppi futuri, ha spiegato Dellomonaco, “stiamo cercando, anche grazie alla partecipazione di tavoli tecnici coordinati da Enea, di farci promotori di servizi di smart city e cercare di sviluppare una scheda censimento smart city (naturalmente differente da quella del censimento impiantistico ma più facilmente usufruibile) con l’obiettivo di acquisire il know how necessario da trasmettere ai tecnici ed eventualmente a un futuro smart city manager. La partecipazione al tavolo tecnico è poi finalizzata a trovare comuni pilota, non solo all’interno del territorio italiano in quanto sarebbe auspicabile un’operazione trasversale tra più paesi finalizzata a meglio comprendere attraverso un utile scambio di informazioni come poter effettivamente ottimizzare i servizi di smart city offerti ai comuni e anche agli utilizzatori finali.”
Quella dell’illuminazione pubblica è sicuramente un‘infrastruttura molto districata e radicata sul territorio, quindi facilmente utilizzabile per far viaggiare informazioni. Un’infrastruttura, secondo Dellomonaco, che ben si adatterebbe anche ad applicazioni differenti da quelle consuete (videosorveglianza, WIFI, totem informativi, QR Code dedicato ai monumenti e quant’altro) da svilupparsi in altri settori, quale quello sanitario, ad esempio, magari per far viaggiare informazioni legate alle cartelle cliniche, o per interconnettere dei punti di soccorso, e in tal modo incominciare a dare veramente forma a quella che può essere considerata una città intelligente, con impatti positivi che si declinerebbero in ogni direzione.