Smart Land Sud Est Milano
Luogo di scambio, cultura e di concretezza negli interventi
A due anni di distanza dalla prima edizione di Smart Land Milano, i comuni di Paullo e San Donato in qualità di promotori, in rete con quelli della zona omogenea Sud Est Città Metropolitana di Milano (14 comuni per un totale di circa 178.000 abitanti) si aprono a una nuova progettualità sul territorio attraverso un’iniziativa fondata su più livelli.
Condividere tra più soggetti un pensiero strategico relativo al proprio futuro significa in primis porsi una domanda sull’identità che il territorio stesso esprime oggi, andando a cogliere i punti salienti che ne hanno tratteggiato l’evoluzione nel tempo, facendo emergere criticità e opportunità.
Si delinea all’interno del contesto in cui ci muoviamo la potenziale creazione di una Smart Land con una connotazione precisa e variegata al tempo stesso; legata al rapporto indissolubile con la città di Milano ma che vive e guarda dentro e oltre l’area metropolitana stessa. Una Smart Land che ridefinisce il centro di gravità e che si apre quindi a nuove prospettive.
Se il tratto comune sta nella contiguità dei territori con il comune di Milano più importante è riflettere sull’identità da individuare e costruire attraverso la valorizzazione delle diversità e i linguaggi comuni che legano quella zona della Città Metropolitana con i territori che si dipanano fino a Crema. Quali collegamenti instaurare, quali infrastrutture culturali e di comunicazione aprire, quali linee di pensiero possono guidare una nuova progettualità condivisa tra più “anime”?
E come allungare lo sguardo e mettere a sistema aree come quelle che “contengono” Lodi e Crema, vicine a tradizione, storia e cultura milanese più che a Cremona e dintorni.
Si viene a leggere così una mappa che traccia linee non solo di pensiero ma anche fisiche del tutto nuove; in grado, con questa visione, di mettere a fattor comune vocazione, sviluppo sostenibile, economia circolare, valorizzazione culturale e turistica, secondo criteri tutti da rivalutare e su cui progettare il proprio futuro.
Tracciare nuovi percorsi, riflettere sulle strategie di sviluppo dell’area, co-progettare e “mettere a terra” soluzioni sono gli obiettivi di Smart Land Sud Est Milano, avviato ormai nel 2018.
Identità e processi culturali
Smart Land Sud Est Milano, il progetto portato da Energia Media in ambiti come Pegognaga (Mn), Varese, Como e Bari (e che nei prossimi mesi toccherà altri contesti territoriali) ha come presupposto la messa in rete di soggetti che solo in modo saltuario e autoreferenziale trovano su un territorio linee di congiunzione: comuni, utility, imprese, artigiani, consorzi agricoli, esponenti della cultura, operatori del turismo, cittadini. Crediamo non sia un’utopia mettere parti diverse a confronto per ragionare di un obiettivo comune, ed è quello che in primis il progetto si propone di fare.
Attivando una serie di processi continuativi, e portando esempi di valore e concretezza, campanilismo e individualismo si aprono a un desiderio di superare le proprie barriere culturali, a fronte di un bene maggiore con il riconoscimento di un valore collettivo condiviso.
Smart Land Sud Est Milano può divenire metro di paragone nel tempo per quelle aree che si collocano all’interno di Città Metropolitane (quindi non solo a Milano) la cui crisi identitaria è stata messa in luce dalla complessità del momento storico; con cittadine importanti percepite dagli stessi abitanti come monadi, ognuna legata solo al proprio contesto, con pochissimo senso di appartenenza alla cittadina stessa e quasi nullo rispetto a un territorio più allargato.
San Donato con le sue eccellenze industriali e trait d’union con la città di Milano; e Paullo quale terra di confine dell’area metropolitana con il parco agricolo che guarda verso Crema, possono guidare un processo di rigenerazione di un’area vasta che presenta criticità ma soprattutto eccellenze, su più fronti, oggi in buona parte inespressi.
Un breve viaggio per iniziare
Da Porta Romana e Fondazione Prada, nuovo centro dell’arte contemporanea milanese e internazionale, viaggiando verso le bellezze antiche delle Abbazie di Chiaravalle e Viboldone, si incrociano le eccellenze tecnologiche e sportive di San Donato Milanese, fino ad arrivare al polo logistico di Melegnano che interseca verdi ciclabili tra i campi verso Lodi e fino a Crema; attratti di ritorno dal mondo agricolo di Paullo che guarda in modo illuminato ad agrifood, biodiversità e sostenibilità. Con le necessità di rigenerazione e riqualificazione degli spazi urbani di San Giuliano Milanese, così come di investimenti in innovazione per quanto riguarda i servizi di pubblica utilità relativi all’acqua, alla circolarità dei rifiuti, all’uso dell’energia, in un sapiente mix fatto anche di smart grid, IoT e data management. Con le imprese che guardano alla quarta rivoluzione industriale o all’agricoltura di precisione, e al turismo esperienziale che muove i suoi passi e le sue ruote da Crema a Porta Romana.
Smart Land racconta di complessità e bellezza; ma soprattutto di identità da ritrovare o ricreare.
Quello che riteniamo conti non è una visione d’insieme forzata, ma un’idea alta di cosa voglia dire “identità” da applicare ai desideri di persone e imprese per essere tradotta in progettualità.
Con l’obiettivo quindi di ridefinire e ridare futuro a un territorio straordinario che non ha timore di confrontarsi con innovazione e sperimentazione, che pesca dalle radici e guarda al domani.
Formazione, informazione e nuova cultura
Il progetto Smart Land Sud Est Milano non solo deve portare alla messa in rete di processi virtuosi in grado di attrarre finanziamenti utili a rendere concrete le progettualità espresse, ma deve necessariamente mettere in moto un piano di formazione e informazione in grado di toccare tutti i target che compongono un territorio, cittadini compresi. Se per quanto concerne il dialogo con il mondo delle istituzioni e delle imprese i canali e i format potrebbero essere per certi versi consolidati, la comunicazione da trasformare in consapevolezza e cultura per cittadini, necessità di linguaggi e strumenti di diversa natura.
A questo proposito, se abbiamo parlato in apertura del documento di nuova identità da creare o ritrovare, perché sia possibile scorgerne i tratti in un lasso di tempo medio (3 anni) serve un piano continuativo e concepito con un mix di strumenti.
Il problema culturale è al centro del lavoro che ci apprestiamo a intraprendere; c’entra con i temi dell’innovazione e dei modelli di business per le imprese, con la conoscenza di nuove forme contrattuali come i PPP per i Comuni, con la sostenibilità economica di un nuovo modo di fare agricoltura e via dicendo.
Ma ancor più ha a che fare con quello che i cittadini potranno incontrare e veder realizzato nei propri quartieri, nel ripensamento di spazi pubblici come piazze, scuole o biblioteche; con l’incontro tra arte, teatro, creatività e cittadini stessi; con la rigenerazione sociale e urbana grazie anche semplicemente all’introduzione di verde sui balconi di case degradate.
Una cintura alcuni elastici
Fondazione Prada diventa museo diffuso su tutta la nostra Smart Land; gli agricoltori fanno accordi con i distretti industriali per un km corto di prodotti di qualità da portare nelle mense delle imprese. Creare un continuo elastico tra soggetti per muovere eccellenze, per scambi a più livelli. San Giuliano crea un elastico con il mondo dell’arte contemporanea, della musica; il verde urbano non basta servono luoghi d’incontro e un progetto culturale di qualità. La rigenerazione arriva da quello che c’è intorno, che è vicino, attraverso uno scambio dove nessuno è subordinato all’altro.
Una cintura che potrebbe unire anche attraverso la costituzione di un luogo permanente: Smart Sud Est Milano potrebbe essere il contenitore di idee che si muove su temi fondamentali (i “mestieri” per esempio raccontati da testimonial in grado di comunicare che è ancora possibile fare…).
Prime conclusioni
Smart Land Sud Est Milano deve ambire a diventare luogo di scambio e cultura da tradurre in concretezza negli interventi. Un percorso complesso – che incrocia interessi a volte diversi e spesso divergenti – ma possibile.
Che dovrà vedere il coinvolgimento anche di soggetti internazionali (BEI, Freunhofer Innovation Istitute per esempio) in grado di supportare una progettualità evoluta nella trasformazione in risorse economiche.
E con un’ambizione: portare quest’esperienza in altre aree dell’area metropolitana. Per creare nuovi centri situati nel verde della bella campagna lombarda in dialogo soprattutto con le cittadine dell’hinterland milanese, spesso in difficoltà ma che possono ritrovare identità spostando il proprio centro di gravità dove è più facile e naturale trovarlo.