Integrazione tra la piattaforma PELL, Sinfi e data base topografici: la frontiera più avanzata per la costruzione di Smart City e Smart Land

La divisione Smart Energy di Enea al centro della trasformazione digitale di città e territori

Di Emanuele Martinelli, Energia Media

 

L’evento tecnico organizzato giovedì 30 gennaio da Enea a Bologna nell’ambito del progetto ES-PA – Energia e Sostenibilità per la Pubblica Amministrazione – ha ben delineato come sarà possibile gestire e riorganizzare città e territori in chiave Smart City e Smart Land. “Dal progetto Lumiére lanciato da Enea nel 2010 con l’obiettivo di sviluppare un Modello di Management del servizio di pubblica illuminazione che partisse dalla conoscenza dell impianto e quindi da una scheda censimento standard– ha dichiarato introducendo i lavori Nicoletta Gozo, coordinatrice progetto Lumiére & PELL di Enea – è derivata nel 2018 lo sviluppo di una piattaforma PELL, Public Energy Living Lab, per la raccolta e gestione dei dati di censimento, dando il via a un processo che sta portando con grande concretezza a una condivisione di dati interoperabili grazie alla messa a sistema di più piattaforme. L’obiettivo è quello di fornire strumenti alla PA locale per una governance sempre più evoluta dei propri contesti urbani e territoriali, conducendoli verso una vera e propria governance dei dati urbani.
Il workshop formativo dal titolo “PELL Illuminazione Pubblica: creazione e verifica di conformità della scheda censimento”, ha richiamato a Bologna un centinaio di addetti ai lavori; tappa di un percorso creato dall’area Smart Energy di Enea di affiancamento alla PA italiana per contribuire a rendere concreti i desiderata di tanti comuni, che pur non mancando di visione necessitano di strumenti adeguati per dare servizi sempre più evoluti ai propri cittadini.
“Conoscere e condividere per gestire – ha dichiarato Laura Blaso, responsabile scientifico del PELL – sono principi chiave che stiamo traducendo in tools per i Comuni; a partire dal censimento degli impianti, strumento fondamentale per recepire e confrontarsi su dati concreti. Un’operazione che parte dall’illuminazione pubblica ma che stiamo aprendo a più ambiti; in questo senso diventa fondamentale raccogliere informazioni in maniera standardizzata, per capire il livello tecnologico delle infrastrutture, stimare i costi degli investimenti, anche in termini di riqualificazione energetica. Si tratta di favorire con strumenti concreti un processo di digitalizzazione, interoperabilità e trasparenza delle informazioni che dalle nostre città apra un dialogo con soggetti di scala almeno europea.
La scheda censimento avviata nel 2012 con il progetto Lumiére grazie al contributo di un network di stakeholder del settore illuminazione, ha dato il via a un percorso che si è rivelato complesso anche solo per individuare campi e contenuti e che si è evoluto nel tempo grazie anche al supporto di AgID. Agenzia per l’Italia Digitale che ha pubblicato in merito una specifica dal forte contenuto tecnologico con un ultimo aggiornamento emanato il I luglio 2019. Uno strumento fondamentale per i gestori che rientrano nella convenzione PELL così come per tutti i comuni e che ne facciano richiesta.”
Dopo l’intervento di Gabriele Ciasullo che riportiamo a parte, di grande interesse il contributo di Leonardo Donnaloia, GeoData Analyst e consulente di AgID. “L’Agenzia segue il tema dell’interoperabilità per i dati geografici, compreso anagrafe numeri civici e strade urbane. È stato creato un data base strutturato a oggetti, con un collegamento con le richieste effettive che il PELL riceve e deve tradurre in dati (sostanzialmente per l’efficientamento della rete IP). Una piattaforma che non va vista come una banca dati isolata ma come un sistema integrato con il data base topografico, fondamentale per la conoscenza del territorio. Uno strumento qualitativo che tiene conto di criteri di efficientamento ampi, economici e di miglioramento del servizio. Una modellazione di dati organizzati il cui lavoro è partito dalle schede censimento nel 2012, integrando poi i contenuti con le specifiche del data base topografico; diviso in classi, aggregando una componente spaziale a ogni contenuto e provvedendo alla georeferenziazione dei dati stessi. La struttura generale del data base geotopografico divide il territorio in 11 strati raggruppati in modo omogeneo; Sinfi e PELL li abbiamo inseriti unendo contenuti a sotto-servizi: per Sinfi l’integrazione ha riguardato oggetti già esistenti aggiungendo contenuti relativi per esempio agli acquedotti o al voltaggio delle reti elettriche, ancora non contenuti nel data base topografico. Per il PELL il contenuto relativo all’illuminazione pubblica non era previsto nella topografia, se non come nodo delle rete elettrica – ha continuato Donnaloia – e ha fornito un contributo chiave per l’allargamento nel tempo ai servizi Smart City, rendendo esplicita la possibilità di utilizzare l’infrastruttura a sostegno per esempio di spot wi-fi, telecamere o rete 5G. Si comprende come la mappatura delle installazioni sia importante per aprire una serie di possibilità di gestione dell’area urbana. Tutto questo non si è tradotto in un semplice documento doc salvato in pdf e messo on line, ma nell’utilizzo della GeoUML Methodology, che non solo rispetta regole di interoperabilità, ma mette in relazione tra loro una serie di contenuti e domini da far coesistere per raggiungere obiettivi di efficientamento da più punti di vista. Il popolamento di dati dalle Regioni fa riferimento dunque sia ai data base geotopografici Sinfi per le reti, e PELL per l’illuminazione pubblica con uno scambio di informazioni che naturalmente diventa bidirezionale. Importante infine è consultare il registro Inspire gestito da AgID – ha concluso Donnaloia – che integra contenuti e li mette a disposizione di tutti gli operatori, anche internazionali. Se altri Stati membri trattano questa tematica dovranno adeguarsi a questo modello dati.”
Arianna Brutti, Responsabile informatico Dati Statici (XML), ENEA, è entrata nel dettaglio delle modalità con cui un operatore può diventare utente PELL Verified, illustrando significati, strumenti e verifiche da compiere nella compilazione. A breve sul sito SmartItaly Goal, presenteremo l’intervento nei suoi dettagli, insieme a quello di Fabio Moretti, Responsabile informatico Dati dinamici (JSON), ENEA e di Piero De Sabbata, Responsabile Laboratorio Cross Technologies per distretti urbani e industriali della Divisione Smart Energy, ENEA.
Una giornata importante dunque in cui si è reso evidente come l’integrazione della specifica PELL, con i data base topografici, al Sinfi, ai dati di Istat e Agenzia delle Entrate per toponimi e nomi delle strade urbane, sia la frontiera più avanzata per consentire alle PA comunali di costruire progetti Smart City e Smart Land evoluti.

 

Interoperabilità dei sistemi, principio per la creazione di Smart City e Smart Land
Intervista a Gabriele Ciasullo, AgID Agenzia per l’Italia Digitale

Interoperabilità si lega a un concetto di “contaminazione” tra infrastrutture, frutto di processi di digitalizzazione oggi sempre più pervasivi. Ritiene sia in corso un processo culturale in grado di rendere proficuo il rapporto tra innovazione, dati e servizi o siamo ancora lontani dal renderlo concreto?

Importante è aver preso coscienza che il punto di partenza per rendere possibili processi che portino alle Smart City sia proprio l’interoperabilità, da considerare sotto tanti aspetti. Per AgId è stato evidente partendo dall’analisi di data base topografici e di una serie di stati informativi che anche le Regioni stanno adottando. Oggi siamo in una fase avanzata di adozione e raccolta di informazioni geografiche da più fonti; un percorso nato con il Sinfi, Sistema Informativo Nazionale Federato delle Infrastrutture, che è stato agganciato al set di informazioni regionali che chiamiamo Data Base Geotopografico, fino alla messa in condivisione del PELL. Altro elemento che si andrà ad agganciare a questo sistema è l’archivio dei numeri civici.
La questione delle Smart City dunque si legge in questa chiave: il punto di partenza è l’interoperabilità dei sistemi. Che significa parlare la stessa lingua con informazioni che arrivano da specifiche geografiche prodotte nel tempo e che continuiamo a mantenere e ad aggiornare. Ripeto, tutto questo favorisce e agevola quello che chiamiamo Smart City o Smart Land Escape, creando i presupposti affinché tante azioni possano essere implementate e diversi servizi possano essere messi a punto dalle varie amministrazioni regionali e comunali, utilizzando una base informativa condivisa con un linguaggio che tutti capiamo.

 

 

 

 

 

 

Una strada tracciata su cui si potranno agganciare dati provenienti da altri ambiti infrastrutturali. L’acqua, la mobilità, l’ambiente.

Stiamo costruendo il pentagramma, la scala musicale su cui inserire i diversi segmenti legati ai servizi. È una strada tracciata che non si fermerà. Naturalmente si tratta di superare degli scogli iniziali, sia per quanto riguarda la promozione e la divulgazione di nuovi strumenti sia in merito a competenze anche digitali che vanno estese.
Il punto chiave è sempre quello culturale, perché si sta innescando qualcosa di diverso e nuovo rispetto per esempio alle carte tecniche di una volta che fornivano informazioni ma con limiti evidenti, legate alla stampa, alla fotografia di un segmento più che a una visione (e quindi gestione) omogenea.
Stiamo semplicemente mettendo a sistema la rappresentazione della realtà che ci circonda, che se vuoi governare deve diventare patrimonio di diversi livelli amministrativi, al fine di creare servizi per imprese e cittadini secondo principi sempre più smart.

La complessità nella messa a terra è evidente.

Si, ma la strada, come dicevo, è segnata. Il Paese viaggia a tante velocità, legate alle risorse di amministrazioni con strutture e competenze diverse. Ci sono Comuni con dimensioni ridotte e pochi dipendenti che hanno bisogno di mettersi in rete; e che possono dialogare con professionisti che si pongono a supporto delle azioni dei Comuni stessi. Tenendo sempre conto che è impossibile che ogni entità comunale abbia all’interno le risorse adatte per rispondere a tutte le attività da svolgere; tra l’altro un Comune di piccole dimensioni adempie agli obblighi e svolge, con le dovute proporzioni, l’attività di comuni più grandi, con tutte le complicazioni che questo comporta. Dico questo, perché quello che vogliamo evitare introducendo principi di interoperabilità è la ridondanza dei dati, e come sappiamo proprio le banche dati rappresentano una delle criticità emerse nel piano triennale per l’informatizzazione della PA. Il principio con cui ci muoviamo tra l’altro come AgID non è rivolto all’erogazione di servizi, ma a far si che mondo pubblico e mondo privato possano evolversi secondo una direzione virtuosa ed efficiente.
Sia l’Agenda Digitale che elementi successivi hanno consentito di avviare un processo mirato alla creazione di sistemi interoperabili, ma è chiaro che lo sviluppo di progetti informatici necessiti di una base comune di riferimento, di un linguaggio condiviso e alla portata di tutti.

Parliamo di condivisione a livello nazionale o europeo?

I principi di modellizzazione dei dati che AgID ha portato a livello europeo sono stati molto apprezzati, tant’è che le nostra proposta di affrontare il tema a livello comunitario ha dato avvio a un sondaggio europeo per capire quale sia lo stato dell’arte in merito, considerando tutti i paesi membri. Si quindi aperto un confronto costruttivo con altre esperienze internazionali che siamo certi porterà buoni frutti.

Quali i prossimi passaggi?

Dopo la chiusura di una prima indagine tuttora in corso, condotta con Enea e gli operatori di settore, sulla base delle risultanze potremmo passare dall’illuminazione pubblica ad altri settori legati all’efficienza energetica per esempio, che tocca scuole ed edifici pubblici in generale.
In ogni caso AgID continuerà a dare supporto a chi produce dati geotopografici informativi (vedi geodati.gov.it) che le regioni stanno implementando in particolar modo legati ai servizi più strettamente legati direttamente ai cittadini.