Sardegna: il paradiso terreste diventa Smart

di Camilla R.A. Catalano

In Provincia di Cagliari è nato il Joint Innovation Center, un centro di innovazione tecnologica realizzato dalla Regione Sardegna, dal CRS4 (Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori) e dalla multinazionale Huawei. All’interno del centro si è sviluppato l’IOC (Intelligent Operation Center), un super-cervellone che continua a monitorare la città. A raccontarci il progetto la direttrice del settore Partnership Strategiche del CRS4, Lidia Leoni

Fabrizio de André la chiamava il “Paradiso”, la Sardegna. Quell’isola ricca di montagne, boschi, pianure, territori disabitati, corsi d’acqua, coste rocciose e lunghe spiagge sabbiose. Quell’isola che con i suoi vari ecosistemi è stata definita un vero e proprio micro-continente.
Oggi quell’oasi bagnata dal Mar Mediterraneo ha qualcosa in più per cui i propri cittadini possono andare orgogliosi, un progetto che ha fatto in modo che la Regione Sardegna potesse trasformarsi in una vera Smart City, superando piani di lavoro di regioni che potrebbero sembrare più all’avanguardia.
Nel 1990 a Pula (Cagliari) è stato fondato il CRS4 (Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna) dal premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia. Qui, negli anni, si sono sviluppati programmi di ricerca utilizzando infrastrutture computazionali e sperimentali di punta nei settori della biomedicina, della biotecnologia, della società dell’informazione, dell’energia e dell’ambiente.
All’interno di questo luogo, ricco di idee, innovazioni, progetti rivoluzionari, nel 2016 è nato il Joint Innovation Center, il centro di innovazione tecnologica congiunto della Regione Autonoma della Sardegna, CRS4 e della multinazionale Huawei. A raccontare la storia di questo progetto, unico nel suo genere, è Lidia Leoni, direttrice del settore Partnership Strategiche del CRS4; tra i tanti progetti a cui si dedica anche al Joint Innovation Center che ha come fine ultimo quello di gestire le emergenze ambientali, la sicurezza, la mobilità delle persone, dei mezzi di trasporto e per monitorare il turismo sull’isola.

Come ha origine il progetto Joint Innovation Center?
Il progetto nasce dalla collaborazione, nata qualche anno fa, tra il CRS4, centro di ricerca regionale della Regione Sardegna, e la sede italiana della multinazionale Huawei. Grazie all’esperienza internazionale del Centro, impegnato da alcuni anni in progetti riguardanti le Smart City, la collaborazione ha da subito stimolato l’interesse della casa madre che ha deciso di finanziare, unico in Europa, il progetto sulle Smart and Safe City proposto dalla compagine italiana. La Regione Sardegna ha immediatamente sposato l’idea e sostenuto finanziariamente un progetto che è iniziato nel 2016 e ha già dato importanti risultati.
L’obiettivo è quello di realizzare un’infrastruttura sperimentale per testare nuove tecnologie per la connettività diffusa a scala metropolitana, la sperimentazione di sensoristica per l’acquisizione di grandi moli di dati nonché la sperimentazione di sistemi per la sicurezza nelle città (Safe City) e lo studio dei sistemi di nuova generazione.

Cosa si intende per Smart City del futuro, come sarà Cagliari tra 10 anni?
Sarà una città connessa, con servizi digitali che faciliteranno significativamente la vita dei cittadini e permetteranno di risparmiare tempo e denaro. Sarà una città in cui ci saranno nuove possibilità di sviluppo economico legate alle opportunità offerte alle aziende di sviluppare servizi per la città basati sulla produzione di dati aperti. Sarà una città ancora più attrattiva grazie alla fortunata posizione geografica che ne fa il luogo ideale dove vivere se saprà superare, grazie alle opportunità offerte dalla tecnologia, gli svantaggi dell’insularità.

Dopo tre anni di progetto quali sono i primi risultati ottenuti?
La creazione di una piattaforma abilitante per la gestione di servizi intelligenti per la città e la sperimentazione del 5G a Cagliari.

Quanto la Regione sta collaborando a questo progetto?
La Regione Sardegna ha partecipato direttamente, fin dall’inizio, alla nascita del progetto, diventandone partner e contribuendo con un finanziamento di circa tre milioni di euro.

La digitalizzazione è sempre più indispensabile per le città smart, ogni apparecchio tecnologico deve connettersi con gli altri per portare input. Com’è costruita la cabina di regia?
Nel modello proposto dal JIC, ogni sensore fa parte di una rete di sensori distribuiti e interconnessi che mandano i loro dati in tempo reale ad un cloud server. I dati vengono presi e visualizzati sull’IOC (Intelligent Operation Center), un sistema che consente di mostrare contemporaneamente e raggruppare in modo innovativo i dati in arrivo, consentendo di categorizzarli rispetto a diversi scenari di interesse (ad esempio gestione del traffico oppure di emergenze ambientali, o ancora dei flussi turistici). Di fatto le applicazioni possibili sono infinite e possono essere personalizzate rispetto alle particolari esigenze della città che decide di dotarsene. Un approccio che consente di far diventare “smart” qualunque tipo di città, dalle più piccole alle più grandi e antiche, ed è particolarmente adatto alle città europee, che sono generalmente ricche di storia ma anche di vincoli funzionali legati alla loro struttura.

Il supercomputer, IOC, si può considerare come una forma di intelligenza artificiale?
L’intelligent Operation Center (IOC), sviluppato all’interno del JIC è una sorta di “cervello” della città che permette di far convergere e integrare tutti i dati provenienti da fonti diverse, tra cui per esempio: dati governativi, dati societari, dati dei cittadini, dati dei sensori IoT e dati Internet. Questo sistema intelligente può sostenere il Comune della città nel monitoraggio degli eventi e nei conseguenti allarmi precoci, sfruttando una serie di tecnologie ICT avanzate. Non è una forma di intelligenza artificiale in senso stretto, ma è un sistema di sfruttamento e visualizzazione intelligente di un gran numero di dati con l’obiettivo di renderli maggiormente fruibili e utili.

Perché, ora, l’IOC è diventato indispensabile per la città?
Il sistema consente al decisore di avere una situazione in tempo reale di quello che accade in città e gli permette di prendere delle decisioni con tutte le informazioni disponibili.

Quanti e quali effetti positivi porterà questo progetto per l’economia della regione?
Il sistema potrà migliorare la qualità di vita dei cittadini e, nel frattempo, consentire alle aziende di migliorare il loro know-how e la loro competitività nel mercato. Stimolerà inoltre la nascita di nuove aziende innovative basate sull’ideazione di nuovi prodotti e servizi.

In che modo il vostro progetto può considerarsi un esempio a cui altre città italiane ed europee potranno ispirarsi?
Il progetto è unico grazie all’approccio descritto, perché si basa su una piattaforma abilitante completamente flessibile e integrabile con nuove applicazioni verticali. Grazie a questo progetto la Sardegna può diventare una delle Regioni più avanzate nello sviluppo e nell’applicazione di tecnologie innovative per le Smart City ed essere da esempio per altre Regioni che vogliono replicare lo stesso modello.

Al momento in Europa nessuno ha in uso un sistema del genere?
No, siamo i primi.

Quanto è stato fondamentale per il centro di ricerca la collaborazione con Huawei per progettare un’idea di Smart City in Sardegna?
Come già detto, il CRS4 lavora da molto su progetti di ricerca applicata alle Smart City, e per questo motivo è da tempo il riferimento della città di Cagliari per avere input sulle opportunità di digitalizzazione dei servizi comunali. Tuttavia, se avere un centro di ricerca specializzato sulle tecnologie digitali è sicuramente una risorsa importantissima per progettare i servizi di cui la Smart City necessita, per realizzarli è necessario costruire un cosiddetto ecosistema che comprenda aziende produttrici di prodotti e servizi, enti di formazione, startup, e, infine, cittadini consapevoli. Dunque la presenza di una multinazionale della tecnologia avanzata come Huawei è stata fondamentale per mettere le ali al progetto della Smart City sarda.

Il progetto è ancora legato al sud della Sardegna o si sta espandendo per tutto il territorio?
La città metropolitana di Cagliari è stata la prima a credere nel progetto e a voler giocare il ruolo di “laboratorio a cielo aperto”. Ma l’ambizione del progetto è quella di coinvolgere tutta l’isola, creando servizi che aiutino a sfruttare al meglio il patrimonio turistico e ambientale, a ribaltare i disagi legati alle difficoltà nei collegamenti e a offrire ai cittadini sardi pari opportunità.

Quali sono i primi progetti a cui vi siete affacciati e quelli a cui, invece, state lavorando per il futuro?
I primi progetti a cui abbiamo lavorato sono: la gestione delle emergenze con il corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, la gestione della sicurezza dei cittadini (Safe City) in luoghi quali stadio, stazioni, ecc. Per il futuro prevediamo di continuare nelle sperimentazioni di altri progetti e applicazioni verticali alla città e di occuparci delle problematiche di più città in contemporanea (Smart Region), al fine di rendere la Sardegna una Regione intelligente.