Pubblic Energy Living Lab: potenzialità, criticità e sinergie tra Enea e AgID

Intervista a Laura Blaso, Responsabile Scientifica progetti Lumière & PELL – ENEA

di Martina Ginasi

 

Partiamo dalle origini, com’è nata l’idea del Pell?
Il Pubblic Energy Living Lab (Pell) è lo strumento operativo del progetto Lumière, nato nel 2010 con l’obiettivo di sviluppare un modello di management per l’infrastruttura dell’illuminazione pubblica.
Dal primo progetto è nato il network Lumière al quale afferiscono oggi tutti gli stakeholders più importanti del settore, a partire da Consip insieme a gestori, associazioni, produttori, progettisti, consulenti. Questa collaborazione ha evidenziato fin da subito forti lacune da parte di molti Comuni in merito a una reale conoscenza dell’impianto di illuminazione, ovvero di uno degli asset di proprietà più importanti; in buona parte questa circostanza era legata alla non condivisione delle informazioni da parte del gestore con lo stesso Comune e, da parte di quest’ultimo, alla non richiesta delle informazioni.
Una problematica che si è trascinata fino a oggi, tant’è che non siamo ancora in grado di contare un numero di punti luce complessivo su tutto il territorio, anche se ora certamente si è preso coscienza del problema.
Si arriva così, nel 2012, a pensare a una scheda censimento Lumière. La prima versione, elaborata come detto dai principali attori del network, nacque in formato excel; il punto cruciale era raccogliere e condividere le informazioni.
In un primo momento i gestori si mostrarono piuttosto scettici, si sentivano controllati e vedevano la scheda come uno strumento che potesse togliere loro il dominio sulle informazioni. In seguito, il progetto è cresciuto ed è entrato in orbita AgID, l’Agenzia per l’Italia Digitale, che ha tra le missions quella di traghettare gli stakeholder pubblici verso un processo di digitalizzazione in chiave Smart City. Questo incontro ha segnato le sorti del Pell ed oggi il progetto è appoggiato dai gestori più importanti, presenti sul territorio nazionale.
Nel 2007 era stata emanata la Direttiva INSPIRE, che forniva indicazioni sulle modalità da adottare per l’omogeneizzazione del linguaggio e della descrizione del dato territoriale, in modo da creare una infrastruttura spaziale che rendesse uniche e senza margini di fraintendimenti le definizioni da usare per la descrizione dei dati spaziali/territoriali in tutti gli stati membro della Unione Europea.
La Direttiva è stata recepita in Italia con il Decreto Legislativo 27 gennaio 2010, ed il successivo D.Lgs. 32/10 ha stabilito, che il ruolo di catalogo nazionale dei metadati territoriali fosse assolto dal Repertorio Nazionale dei Dati Territoriali, istituito nel marzo 2005 presso l’ex CNIPA, poi DIGITPA, ora Agenzia per l’Italia Digitale (AgID). All’interno del Data base Geotopografico, diviso in classi, il territorio è suddiviso in 11 strati raggruppati in modo omogeneo, ed al suo interno c’è il SINFI (Sistema Informativo Nazionale Federato delle Infrastrutture), ossia il catasto nazionale delle Infrastrutture, ed al suo interno ha definito la specifica per le Reti di Sotto servizi “strato 07” (rete idrica, rete elettrica, etc..) nel quale però non era previsto il tema relativo alla l’illuminazione Pubblica, se non come nodo delle rete elettrica, che invece è stato inserito successivamente (tema 0708) a seguito della redazione della specifica di contenuto tecnico PELL IP. Questo inserimento, ha creato una buona pratica nazionale nel seguire un modello europeo pensato per la georeferenziazione sommersa, e applicarlo alla prima infrastruttura emersa, ossia l’illuminazione pubblica.
Per fare ciò è stata adattata la prima scheda censimento che il network Lumière aveva precedentemente creato, con un processo durato circa due anni, georeferenziandola e realizzandola secondo delle classi che seguissero la logica del database georeferenziato; fino alla pubblicazione nel 2018 della prima specifica di contenuto tecnico Pell per l’illuminazione pubblica ed il 4 dicembre 2019 della versione attuale della Specifica di contenuto di riferimento PELL – Illuminazione Pubblica.

Qual’è la differenza tra la scheda censimento Pell studiata in un primo momento e quella poi scaturita dalla collaborazione con AgID?
Nei contenuti i dati e le informazioni di consistenza dell’impianto di illuminazione sono rimasti gli stessi; è cambiata la necessità di avere una georeferenziazione di ogni oggetto presente nella scheda.
AgID quindi non è intervenuta sulla scelta dei dati che sono stati individuati come strategici per gestire l’impianto, ma piuttosto su come questi vengono rappresentati, presupponendo quindi che in precedenza non fossero stati georeferenziati.
All’inizio non avevamo informazioni specifiche, si utilizzavano solo elementi come la latitudine e la longitudine del Pod (Point of Delivery), ma questi non potevano esser considerati esaustivi.
Aver quindi adattato la scheda censimento alle specifiche richieste da AgID oggi ci consente di vedere i dati in maniera georeferenziata, di avere una mappa chiara dell’infrastruttura.

A oggi non abbiamo però un numero complessivo preciso dei punti luce?
Dotarsi di un censimento preciso del proprio asset IP è una buona pratica che si sta diffondendo solo ultimamente e all’interno di alcuni singoli Comuni; qui invece si parla di una georeferenziazione quanto meno a livello europeo.
La scheda presentata è infatti utilizzabile da qualsiasi nazione in quanto segue regole imposte dall’Unione Europea.
Qualunque gestore di un Paese europeo potrebbe, scaricando la scheda dal sito del Pell e compilandola come richiesto, rendere questi dati accessibili ad AgID.
Un’azienda quindi non si deve preoccupare di cercare un sistema nuovo di classificazione degli impianti, magari uscendo dai confini italiani ma, seguendo le regole europee, può utilizzare lo stesso modello. Un fattore che abilita il concetto di Smart City non solo a livello nazionale ma anche europeo, grazie alla condivisione delle informazioni che diviene maggiormente semplificata.

Quali altri vantaggi ha portato questa collaborazione?
Ci ha permesso di rivedere la struttura di interconnessione tra infrastrutture e reti diverse in quanto la scheda censimento parte dal Pod, il punto di fornitura, che è georeferenziato, da cui è possibile risalire ai quadri, alle strade, ai pali e agli apparecchi. Questo lega quindi univocamente il tutto in un discorso più ampio di georeferenziazione, permettendo di costruire la città in 3D.
Una nuova azione in programma, a cui AgID sta lavorando in questi giorni in collaborazione con Istat, è l’inserimento dei numeri civici degli edifici; finora non era stato possibile ma ci auspichiamo che possa diventarlo a breve.

Da quando sarà operativo?
Dal 1° Luglio 2019 è diventato operativo per Consip Servizio Luce 4. Abbiamo iniziato a lavorare con il primo gestore che è City Green Light e stiamo ora redigendo le prime schede censimento.

Sono emerse criticità?
Si, e hanno portato alla pubblicazione di una nuova scheda AgID, uscita il 4 dicembre 2019.
Qualunque specifica dell’AgID infatti può essere aggiornata annualmente; ovviamente compilandola si sono incontrate criticità non emerse preventivamente e proprio per questo è stata modificata.

Livorno è il progetto pilota, come procede?
A Livorno è partita la riqualificazione in chiave Smart City dell’impianto di illuminazione, quasi 17mila punti luce conteggiati.
Livorno è da considerarsi un comune virtuoso, si allaccia al Pell infatti indipendentemente da Consip.
Il progetto è partito nel 2017, la firma effettiva di affidamento del lavoro è avvenuta però nel 2020; da qui il tempo concesso è di 8 mesi per caricare le schede e tra un anno si stima che avremo i primi risultati.

Come devono comportarsi i gestori?
L’iter prevede il caricamento delle schede censimento ante riqualificazione e post. Annualmente devono invece essere caricate schede di aggiornamento sullo stato di fatto.
A questo punto, specialmente nel Nord Italia, si evidenzia la specificità degli impianti promiscui, che in fase di censimento PELL, per la pre-riqualificazione, necessitano di alcune semplificazioni nella associazione delle informazioni, che però vengono risolte con il censimento di post riqualificazione.
La compilazione della scheda censimento non è onerosa per mancanza di dati ma per il metodo di archiviazione di questi ultimi. Ogni gestore utilizza regole e schemi propri, che non sono quelli di data base georeferenziati, quindi bisogna mettere ordine e capire la sequenza di dati da utilizzare in conformità con le sequenze AgID.
Lo scoglio da superare è quindi compilare la prima scheda censimento, una volta completata sarà utilizzabile da tutti gli altri Comuni.
Produrre la scheda censimento può sembrare impegnativo ma qualifica i soggetti in grado di compilarla correttamente; i privati e i gestori quindi sono interessati ad apprendere questa procedura, perché incentiva alla crescita di skills utili da più punti di vista. Non vengono rilasciati certificati ma si possono verificare le schede prodotte e acquisirle come conformi.
I gestori e i privati in grado di compilare la scheda, a seguito del superamento della procedura PELL Verified, potranno essere inseriti sul sito del PELL con requisiti referenziali importanti; diventa quindi una qualifica vera e propria, un plus che porta notevoli benefici personali, da un punto di vista professionale e al settore.

Come funziona l’allacciamento al Pell? Di cosa deve dotarsi un Comune?
L’unico requisito è l’installazione di Smart Meter che permettano la misurazione delle grandezze energetiche.
Abbiamo definito un formato di informazioni minime che tutti gli Smart Meter sono in grado di fornire, realizzato in formato JSON, condivisibile con tutti.
Non diamo direttive o suggerimenti sul tipo di Smart Meter da installare, l’importante è che abbia i requisiti minimi e che sia conforme ai dati richiesti.
Un aspetto da sottolineare è l’estrema sicurezza con cui è stato concepito il sistema; infatti lo Smart Meter invia i dati al gestore, escludendo così un dialogo diretto tra il Pell e l’impianto, che potrebbe esporsi e incorrere in problemi di cyber security. I dati arrivano quindi alla piattaforma del gestore che il giorno successivo manderà pacchetti di file al broker del Pell; per poi, il giorno seguente, venir caricati sulla piattaforma.
Ovviamente questo non è un servizio di allarme perché le informazioni arrivano con un giorno di ritardo, ma permette al gestore di vedere che sta lavorando correttamente e al Comune di avere un quadro del lavoro svolto.

La riqualificazione è necessaria per aderire al Pell? Quali sono i costi per i Comuni?
Quando un Comune decide di aderire al Pell la prima necessità è avere una scheda censimento che gli dia lo stato dell’arte, una fotografia che permetta di capire quale sia la situazione dell’infrastruttura in quel momento. Ma si può presentare anche una situazione diversa, ossia che sia stato fatto un censimento negli anni precedenti ma abbastanza recentemente da non volerlo ripetere a distanza ravvicinata.
In questo caso non si avrà la scheda ante qualificazione ma sarà comunque possibile conoscere lo stato attuale nel momento in cui l’ente deciderà di aderire al Pell.
Al di la di questa fotografia, necessaria, l’unica condizione per allacciarti al Pell è la presenza degli Smart Meter. Per il Comune l’adesione al Pell e il suo utilizzo sono a titolo gratuito.

Per poter essere un Gestore è necessario essere una grande impresa?
No, ci sono svariati esempi di piccoli gestori, di ditte anche familiari, iscritte perché vedono nel Pell la possibilità di eseguire un censimento proponendolo al proprio Comune.
Sono certamente i gestori che spingono maggiormente, in quanto più consapevoli del problema e del bisogno.

Cosa sono e che importanza hanno i KPI?
Sia il caricamento della scheda censimento sia l’invio di dati dinamici producono KPI, Key Performace Indicator, che nel caso della parte statica danno una valutazione di massima su alcuni requisiti dell’impianto, valutando per esempio se sono rispettati o se la quantità di luce sulla strada è conforme al criterio minimo imposto al metro quadro.
Un altro KPI dà evidenza circa l’efficienza energetica della sorgente installata rispetto ai requisiti minimi che i CAM (Criteri Ambientali Minimi) impongono.
Inoltre, forniscono dati sulla valutazione tecnologica dell’impianto (tenendo conto solo degli impianti che si accendono e si spengono), valutando un eventuale delta di miglioramento nel caso di dimmerazione degli impianti.
I KPI quindi danno informazioni generiche sugli impianti, su cosa sia possibile o meno fare sull’impianto stesso per migliorarne le performance.