Smart Land Italia per la valorizzazione sostenibile dei territori

Il seguente articolo sarà pubblicato sul numero monografico n. 39 della rivista Facility Management Italia edito da Edicom srl Milano

 

Mauro Bozzola, Energia Media

 

Il processo di innovazione dei modelli di sviluppo territoriale, oggi al centro della riflessione in tutti i paesi europei, si è andato nel tempo polarizzando attorno alle trasformazioni che investono le grandi città metropolitane, destinate ad attrarre nei prossimi decenni un numero sempre crescente di persone. Tale evoluzione apre alla necessità di fronteggiare a livello urbano sfide complesse e nuove emergenze sotto la spinta di nuovi bisogni (abitativi, energetici, infrastrutturali, di sicurezza, di mobilità) che aprono la strada ad un mercato di servizi smart alimentato dall’innovazione tecnologica e dal processo di digitalizzazione che investe oggi i contesti urbani. Il paradigma della Smart City, quale modello di città intelligente, sostenibile e inclusiva, appare peraltro non pienamente adeguato a sostenere l’innovazione in chiave Smart di contesti, come quello italiano, caratterizzati dalla presenza di una moltitudine di città di dimensioni medio-piccole e da una costellazione di piccolissimi comuni e borghi storici ricchi di cultura, bellezze paesaggistiche, eccellenze produttive e scientifiche, frutto di competenze sedimentate nel tempo che hanno forgiato l’identità e il senso di appartenenza delle persone alle comunità locali.In questo quadro si colloca la riflessione in merito al passaggio dalla Smart City alla Smart Land, concetto che porta con sé un’idea strategica di crescita, valorizzazione e consapevolezza del territorio, nella sua accezione sovracomunale, inteso come luogo primario dal quale ripartire per rilanciare l’attrattività e la competitività del modello di sviluppo italiano e sul quale innestare innovative forme di partenariato pubblico-privato a sostegno della modernizzazione e della crescita sostenibile.

Pensare a un territorio in ottica Smart Land significa aprirlo alla sperimentazione di strategie di sviluppo che, a partire dalle specificità di un luogo su cui si innesta la vocazione territoriale, siano capaci di promuovere rapporti innovativi tra realtà agricole e industriali e tra industria e ricerca, attivando processi di valorizzazione delle eccellenze produttive e scientifiche, del patrimonio culturale e paesaggistico affinché essi possano evolvere dispiegando il loro potenziale in termini di crescita, attrattività e capacità di “buon governo”. In questa prospettiva, che apre ad originali percorsi di fruizione del territorio nel suo complesso, l’adozione di tecnologie abilitanti volte a ridurre il gap di innovazione tra aree urbane/metropolitane e territori circostanti si pone come condizione per rilanciare le traiettorie di sviluppo locale e per contrastare il rischio di dispersione di capitale (umano ed imprenditoriale) che ne mette oggi a rischio la sopravvivenza, acuendo i problemi e le sfide che i grandi centri urbani/metropolitani saranno chiamati a fronteggiare, non solo sotto il profilo della crescita sostenibile ma anche della coesione sociale.Lo sviluppo territoriale in chiave Smart Land impone ai territori di farsi portatori di una visione strategica di sistema orientata al lungo termine, capace di dare risposte innovative ai bisogni attuali senza compromettere le aspettative delle generazioni future. Tale evoluzione necessita della presenza di una “cabina di regia” in grado di assumere una funzione di indirizzo e di coordinamento degli attori di un’area specifica, nella definizione di una strategia di politica territoriale di modernizzazione, nel quadro di un modello condiviso e partecipato in cui l’innovazione tecnologica funge da strumento abilitatore delle scelte strategiche.

 

La nascita di Smart Land Italia

In questo contesto di riflessione strategica nasce Smart Land Italia il percorso progettuale intrapreso alcuni anni fa da Energia Media che, favorendo una sinergia di visione a lungo termine e co-progettualità tra istituzioni territoriali, imprese, utilities, università e centri di ricerca, propone e supporta una sperimentazione diffusa di nuovi hub d’innovazione in chiave Smart Land. Un progetto pionieristico e innovativo di sperimentazione e disseminazione per una nuova idea di sviluppo territoriale integrato dove l’innovazione (non solo tecnologica ma nei processi culturali e di rigenerazione) è al servizio di un’idea di comunità e di socialità capace di generare benessere diffuso, crescita sostenibile, inclusione e senso di appartenenza al territorio, traghettandone il riposizionamento competitivo e la modernizzazione. Condivisione tra più soggetti di un pensiero strategico relativo al proprio futuro significa innanzi tutto porsi una domanda sull’identità che il territorio stesso esprime oggi, andando a cogliere i punti salienti che ne hanno tratteggiato l’evoluzione nel tempo, facendo emergere criticità e opportunità. Si delinea all’interno dei contesti in cui ci muoviamo la potenziale creazione di una Smart Land con una connotazione precisa e variegata al tempo stesso; magari legata al rapporto indissolubile con la città ma che vive e guarda dentro e oltre l’area metropolitana. Una Smart Land che ridefinisce il centro di gravità e che si apre quindi a nuove prospettive.

Al di la della contiguità o meno con la città, importante è la riflessione sull’identità da individuare e costruire attraverso la valorizzazione delle diversità e i linguaggi comuni che legano una zona con i territori che la circondano. Quali collegamenti instaurare, quali infrastrutture culturali e di comunicazione aprire, quali linee di pensiero possono guidare una nuova progettualità condivisa tra più “anime”? Significa allungare lo sguardo e mettere a sistema aree vicine per tradizione, storia e cultura. Si viene così a leggere una mappa che traccia linee non solo di pensiero ma anche fisiche del tutto nuove; in grado, con questa visione, di mettere a fattor comune vocazione, sviluppo sostenibile, economia circolare, valorizzazione culturale e turistica, secondo criteri tutti da rivalutare e su cui progettare il proprio futuro. Tracciare nuovi percorsi, riflettere sulle strategie di sviluppo dell’area, co-progettare e “mettere a terra” soluzioni (anche con una ricerca di soluzioni finanziarie) sono gli obiettivi di Smart Land Italia; che racconta di complessità e bellezza, di identità spesso da ritrovare e applicare ai desideri di persone e imprese per essere tradotta in progettualità. Con l’obiettivo quindi di ridefinire e ridare futuro a territori, il più delle volte straordinari, che non temono di confrontarsi con innovazione e sperimentazione, che pescano dalle radici e guardano al domani.

 

La sperimentazione su territori diversi

Abbiamo dunque incrociato in questi mesi, solo per fare qualche esempio, il pragmatismo visionario del sindaco di Pegognaga nella provincia di Mantova che quest’anno proseguirà sotto la governance del Gruppo TEA; la capacità di teorizzazione e pianificazione dei docenti dell’Insubria a Varese che porterà a un nuovo rapporto di sviluppo della città-giardino stessa; così come abbiamo chiamato a una riflessione le eccellenze produttive delle filiere pugliesi per meglio comprendere come valorizzare la straordinaria biodiversità. E proseguendo, abbiamo iniziato un percorso nell’area omogenea Sud Ovest di Città Metropolitana di Milano che porterà a un accordo quadro di programma con Regione Lombardia secondo un modello di messa in rete di comuni mai sperimentato prima. Ma quale bilancio, quale sintesi si può fare dopo i tanti chilometri fatti con il contributo di soggetti e persone interessanti che hanno partecipato in modo attivo ai diversi incontri?

Il primo dato emerso è che abbiamo incrociato tante piccole monadi, ognuna spesso rappresentata da una singola persona, che a sua volta andava a rappresentare un comune, un consorzio agricolo, un’associazione culturale, un’industria evoluta, una start up più o meno innovativa o un consulente per i piani urbani. Ognuno in azione sulla propria strada, con la propria cultura, competenza, ruolo. Singoli soggetti che abbiamo riunito chiedendo di fare rete per pensare ai loro territori tra un anno, cinque o dieci, ma con un arco temporale nelle proprie corde quasi sempre orientato a una contingenza che a una visione prospettica. Certamente non più abituati a pensare con respiro lungo.Abbiamo parlato di vocazione, innovazione, finanziamenti. Tutti hanno portato la loro posizione, i propri desiderata, ma con un problema di fondo: quasi scettici o disillusi in merito alla possibilità di formare in tempi rapidi aggregazioni, reti; tra comuni per esempio, o tra realtà diverse per proporre studi, integrare dati da leggere con obiettivi condivisi e strategici. Insieme per capire, studiare le persone che i territori abitano, capire nuove abitudini e comportamenti, movimenti; conoscerne i desideri rispetto al luogo in cui vorrebbero non solo dormire ma vivere, per sondare possibilità di crescita personale e collettiva, sociale, culturale ed economica.Nessun processo di co-progettazione. Che invece vuol essere il cuore di Smart Land Italia; che andrà dalle persone alle infrastrutture, unendo competenze trasversali e professionalità in grado di trasformare le idee in realtà. Prendere coscienza che molte cittadine presentano aree di degrado e agire di conseguenza dovrebbe esser il primo compito di un sindaco; ma pure che le luci di una città siano frutto di una progettazione corretta, i giardini più curati, le abitazioni inserite in contesti che facciano comunità e meno anonime, che siano attivi processi culturali rivolti alla bellezza diventa fondamentale.

Sindaci e utility dovranno ragionare su un nuovo concetto di mobilità rispetto a un minor impatto ambientale, proporre nuovi servizi nelle aree industriali o spingere verso la digitalizzazione anche del settore agricolo solo per fare qualche esempio. Pensare e occuparsi di infrastrutture e digitalizzazione non potrà comunque prescindere da una riflessione sull’attrattività di un territorio, sia da un punto di vista dello sviluppo economico che del “bello” che possa trasformarlo.Rigenerazione dei territori e urbana non può che significare visione d’insieme e capacità di far parlare progettualità diverse; anche per attrarre fondi che in Europa richiedono massa critica e multidisciplinarietà; le nuove dotazione 21-27 hanno risorse cospicue su questi temi ma potranno “atterrare” in Italia solo con una buona progettazione (che richiama a cultura e competenze).Se Enti diversi sovrintendono ad ambiti propri, spesso con ridotte possibilità (o volontà) di dialogo con altri soggetti dovranno obbligatoriamente cambiare mentalità e approccio; serve, ripetiamo, lavorare insieme con convinzione, per realizzare progetti che altrimenti continueranno a rimanere utopia; progetti che si possono realizzare, per tornare a far pensare a un Belpaese che cresca nelle proprie meravigliose peculiarità. Con meno retorica e maggior pragmatismo.